L’Uomo Libero secondo Spinoza

Sembra ci sia una profonda contraddizione nelle tesi di Spinoza sulla libertà: come è possibile parlare di “uomo libero” quando la libertà della volontà, cioè il libero arbitrio, è decisamente negata?

Che la volontà non sia libera è provato dal fatto che la mente e il corpo sono in fondo una sola e medesima cosa, sono due facce della stessa medaglia. Nessuno pensa che il corpo, soggetto com’è al determinismo delle leggi della natura, sia libero rispetto a quanto gli accade. Eppure, comunemente si assume che la mente in tutte le sue volizioni non sia soggetta a tali leggi e abbia una libertà assoluta. Niente di più sbagliato, anche la mente segue le leggi della natura ed è soggetta ad “urti” interni ed esterni che determinano nel tempo, di volta in volta, la volontà.

Nella mente non c’è alcuna volontà assoluta o libera bensì essa viene determinata a volere questo o quello, ogni volta, da una causa che viene anch’essa determinata da un’altra, e questa da un’altra ancora, e così via all’infinito” (EIIP48)

Gli uomini si ritengono dotati di libero arbitrio perché sono consapevoli delle loro azioni ma ignari delle cause da cui sono determinati” (EIIP35s)

Se così stanno le cose, se cioè la volontà non è libera ma determinata da cause antecedenti, come si può parlare di libertà dell’uomo?

E’ bene chiarire allora di quale libertà si parla. Non si tratta della libertà di volere questo o quello ma della libertà di attività mentale che è direttamente proporzionale alla quantità e qualità di conoscenza che la mente possiede.

Si può fare una similitudine con quello che avviene in un computer. Mettiamo due computer: il primo contiene nel database informazioni per 1MB di memoria, il secondo ne contiene per 10MB. E’ ovvio che il secondo computer fornirà in uscita informazioni più dettagliate e precise del primo. Spinoza direbbe che il secondo computer è più libero del primo in quanto può scegliere basandosi su più informazioni.

L’output dei due computer (nella similitudine, l’output della mente, cioè la volontà) non è libero ma determinato dall’algoritmo di calcolo (le leggi di natura che governano il funzionamento del cervello) e dalla qualità e quantità delle informazioni immagazzinate (le idee adeguate).

Anche se la volontà dell’uomo è determinata e non libera, egli, nel processo decisionale, avrà tante più scelte, quindi sarà tanto più libero, quanto più vasta e razionale è la sua conoscenza.

Di quale conoscenza si parla? Non certo di conoscenza raffazzonata, vaga, per sentito dire, irrazionale, superstiziosa come la credenza nell’ultraterreno, nei miracoli e negli angeli. Questo tipo di conoscenza inadeguata può solo generare pensieri irrazionali, passivi che non danno modo alla parte razionale della mente di esprimersi attivamente, liberamente. Questo perché, tornando alla similitudine di prima, se nel database del computer sono state immagazzinate informazioni spazzatura, anche l’output sarà spazzatura.

La conoscenza che serve per essere liberi è la conoscenza razionale, scientifica, di come funziona il mondo, la Natura. L’uomo razionale capisce che tutto quello che avviene in Natura è collegato in una ragnatela di collegamenti causali (il contrario di casuali) che si estendono all’infinito nel tempo, dal passato, al presente, al futuro, sub specie aeternitatis.

L’uomo libero che ha conoscenza razionale della Natura e che è in grado quindi di vedere la “necessità” delle cose e di considerarle sotto l’aspetto dell’eternità, ha perfezionato il proprio intelletto, vive secondo i dettami della ragione, non è controllato da cose esterne ed ha il pieno dominio di sé.

Ad esempio, dal momento che percepisce la “necessità” delle cose, l’uomo libero è meno soggetto a sentimenti di “tristezza” come la speranza e la paura, che dipendono entrambi dal senso di imprevedibilità e incertezza del futuro. E per la stessa ragione, abbandonerà alcuni comportamenti comuni verso il prossimo come la derisione, il disprezzo, la rabbia, l’odio e la vendetta.

Non ridere, non lugere neque detestari, sed intelligere: Non deridere, non compiangere, non disprezzare, ma comprendere le azioni umane.” (Trat. polit. I, 4).

Chi sappia che ogni cosa consegue dalla necessità dell’essenza di Dio e accade secondo leggi di natura eterne non troverà alcunché che sia degno d’odio, derisione o disprezzo, ed invece si sforzerà, per quanto lo consenta la virtù umana, d’agire bene e di vivere con gioia” (IVP50s)

“… e così considerai le passioni umane come l’amore, l’odio, l’ira, l’invidia, l’orgoglio e le altre commozioni dell’animo, non come vizi della natura umana, ma come proprietà che le appartengono, come alla natura dell’aria il freddo, il caldo, il temporale, il tuono e simili; che sebbene molesti, sono tuttavia cose necessarie ed hanno cause determinate per cui cerchiamo di comprenderne la natura” (Trat. polit. I, 4).

Spinoza sostiene che l’uomo libero vive “secondo natura” perché, raggiungendo il livello appropriato di conoscenza, riconoscendo la necessità delle cose e modificando di conseguenza i propri desideri, entra in armonia con l’ordine dell’intera Natura.

La percezione chiara e distinta del suo posto nella Natura e del determinismo che governa tutte le cose naturali non lo condanna al fatalismo rassegnato ma è fonte della soddisfazione che nasce dal convincimento di essere parte non secondaria dell’ordine e armonia della Natura.

Luigi Di Bianco

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