Che fine faccio?

C’è vita dopo la morte?

Che cosa ci è lecito sperare? Usando la razionalità possiamo sperare nella vita eterna? Il teologo Vito Mancuso dice sì, usando la ragione e le conoscenze scientifiche si può arrivare alla conclusione che l’anima sopravvivrà alla morte del corpo mantenendo viva la ‘personalità’ e ricordi individuali.

Io non concordo con Mancuso perché credo che la speranza nella vita eterna possa solo nascere dalla Fede. In questo post cercherò di controbattere le argomentazioni di Mancuso.

Nel seicento Spinoza sosteneva  che ‘la mente è l’idea del corpo’.

Ai giorni nostri il famoso neurobiologo Antonio Damasio dice la stessa cosa con parole diverse: ‘dietro la mente vi è un feeling brain, un cervello che sente i messaggi del corpo’.

Damasio, nel suo ‘L’errore di Cartesio, emozione, ragione e cervello umano. Adelphi, 2009’, spiega come Cartesio non abbia capito che la natura ha costruito l’apparato della razionalità e della coscienza di sé, non solo al di sopra di quello dell’apparato biologico, ma anche a partire da esso e al suo stesso interno.

La mente, o anima, emerge a partire dal corpo (l’apparato biologico) e al suo interno. Mente e corpo non possono essere disgiunti perché sono due facce della stessa medaglia.

 ‘Sentimenti come amore, odio e angoscia, qualità come gentilezza e crudeltà, la soluzione di un problema matematico, la creazione di una sinfonia o di una poesia si basano tutti su eventi neuronali all’interno di un cervello in interazione con il corpo cui appartiene, a sua volta in interazione con l’ambiente circostante.’ (A. Damasio)

‘La mente intrisa nel corpo, per come la vedo io, non abbandona i livelli più raffinati di attività, quelli che sono ritenuti propri dell’anima e dello spirito. Ma anima e spirito sono ‘stati’, complessi e unici, di un organismo.’ (A. Damasio)

Se questo è quello che dicono le moderne neuroscienze allora si capisce quanto siano errate affermazioni come questa: ‘l’anima è interamente distinta dal corpo e anche se questo non fosse affatto, essa non cesserebbe di essere tutto quello che è’ (Cartesio), oppure come quest’altra: ‘l’anima non perisce al momento della sua separazione dal corpo nella morte, e di nuovo si unirà al corpo al momento della risurrezione finale.’ (Catechismo).

È corretta invece la tesi di Spinoza ‘La Mente non può immaginare nulla né ricordare le cose passate se non finché dura il Corpo’.

In altre parole, la speranza nell’immortalità dell’anima individuale non è giustificata da un punto di vista razionale ma può essere ammessa solo con un atto di fede.

Un amico, per confutare questa mia convinzione, mi ha segnalato l’ipotesi della ‘quinta discontinuità’ del teologo Vito Mancuso sull’immortalità dell’anima in una prospettiva razionale mandandomi uno stralcio dello scritto ‘Obbedienza e libertà’ e sfidandomi a replicare.  Colgo l’impari sfida con un teologo e filosofo del livello di Mancuso … cercherò di fare del mio meglio.

MancusoGli uomini per la gran parte sperano che la morte non sia l’ultima parola, e per questo si immaginano e si prefigurano mondi futuri e paradisi, a volte persino con scenari a tal punto “umani troppo umani” da risultare imbarazzanti.
Il che in sé non decide nulla, né a favore né contro l’immortalità: il fatto che gli uomini sperino nella vita eterna (o, per meglio dire, nella loro vita eterna) non dimostra né che la vita eterna esiste, né che non esiste.
Una cosa però il fenomeno impone: la cautela. In questa prospettiva occorre essere sempre consapevoli di quello che scriveva Democrito: «Sono sempre irragionevoli le speranze degli uomini non intelligenti». Il che però significa anche che, da parte di uomini intelligenti, vi possono essere speranze ragionevoli.    
Io non intendo ospitare in me speranze irragionevoli e per questo mi pongo spesso la domanda di Kant: «Che cosa mi è lecito sperare?». Ritengo sia preferibile la disillusione amara della verità al sapore dolciastro dell’illusione.
E ritengo altresì che abbia senso coltivare la speranza nella vita eterna solo se essa si inserisce in una prospettiva di razionalità; solo se, sperando, ci si pone a favore della razionalità del mondo, e non contro di essa. In particolare riguardo alla fine che attende ogni essere umano, io spero (visto che qui a nessuno è dato sapere) che la razionalità della mente umana, il momento qualitativamente più alto del lavoro evolutivo della natura, sia la manifestazione di una razionalità ancora più grande dentro cui siamo immersi (e in questo senso interpreto l’uomo «a immagine e somiglianza di Dio»).  

Concordo, ma solo relativamente, con Mancuso su tre cose:

(1) a nessuno è dato sapere cosa attende ogni essere umano alla fine della vita;

(2) la mente umana rappresenta il momento qualitativamente più alto del lavoro evolutivo della natura; ma, io aggiungo, solo relativamente allo stato evolutivo attuale e all’universo che conosciamo. Il primato assoluto dell’uomo nell’universo che Mancuso propone è in linea con la dottrina millenaria della Chiesa Cattolica che dice: “Dio ha creato tutto per l’uomo” e che per l’uomo “esistono il cielo e la terra e il mare e la totalità della creazione” (Catechismo, 358).  Affermazione questa che, se si guarda alla totalità dell’universo come ci appare alla luce della moderna cosmologia, appare, almeno a me, assurda;

(3) la mente umana è la manifestazione di una razionalità ancora più grande dentro di cui siamo immersi.

Concordo anche con la premessa che: ’gli uomini per la gran parte … s’immaginano e si prefigurano mondi futuri e paradisi, a volte persino con scenari a tal punto “umani troppo umani” da risultare imbarazzanti.’ E’ vero! La visione dell’aldilà della religione essoterica, quella cioè che è propinata al volgo ignorante, è semplicemente ridicola. Recentemente la Chiesa sta cercando di cancellare gli aspetti più imbarazzanti come il Limbo dove andavano a finire i bimbi morti senza essere battezzati. Il Limbo è stato ‘abolito’ da Benedetto XVI nel 2005 e nel 2007 la Commissione Teologica Internazionale, in un documento esplicativo, afferma che i bimbi nati senza essere battezzati vanno in Paradiso. Bene … ma la legge è retroattiva? Cioè …  i bimbi che erano nel Limbo prima del 2005 sono stati trasferiti in massa in Paradiso? … sto scherzando ovviamente.

Nonostante gli ottimi proponimenti (io non intendo ospitare in me speranze irragionevoli) è evidente che Mancuso non si pone in maniera imparziale, cioè neutra rispetto al dilemma vita eterna sì o vita eterna no. Mancuso, da teologo, parte da una teoria, l’immortalità dell’anima, e cerca di dimostrarla forzando, secondo me, principi scientifici (entropia, ordine, energia, ecc) e ignorando le recenti scoperte della neurobiologia che taglierebbero l’erba sotto i piedi ai suoi argomenti. Sembra evidente che, ancor prima di cominciare ad analizzare il problema, Mancuso abbia già indossato gli occhiali appannati dalla speranza. Credo che alle sue argomentazioni sia applicabile quello che diceva il filosofo scozzese David Hume: ’Le dottrine che sono motivate dalle passioni, quelle, cioè, che sono chiaramente generate dalla speranza e dalla paura, devono essere guardate con sospetto’.

MancusoArgomento la mia speranza come segue. Lo scenario cosmico si può descrivere come segnato da quattro discontinuità, cioè da quattro passaggi da uno stadio meno organizzato a uno stadio più organizzato dell’essere-energia, tale però da non essere prevedibile dalla condizione in cui l’essere-energia si trovava nello stadio precedente.
Tali discontinuità manifestano un processo sorretto da una logica definibile come “emergentismo”, il cui celebre assioma recita che «il tutto è maggiore della somma delle parti» e lo può essere perché l’essere-energia è lavoro, produzione continua di legami e quindi emersione di livelli di essere-energia ontologicamente più ricchi.  

Di quale scenario si parla? Lo scenario cosmico corrisponde all’universo fisico fatto di tempo e spazio che noi riusciamo a percepire e a ‘modellare’ empiricamente? O include nello scenario una realtà trascendente, soprannaturale, cioè oltre la Natura?  Esaminando le quattro discontinuità proposte da Mancuso, il dubbio è chiarito perché è evidente che egli restringe l’orizzonte speculativo allo scenario cosmico fatto di tempo e spazio, cioè all’universo a noi familiare.

MancusoLe quattro discontinuità che segnano il lavoro cosmico sono le seguenti:  
1) dall’infinitamente piccolo del puntino cosmico primordiale (la singolarità), all’infinitamente grande di un universo in continua espansione con cento miliardi di galassie ognuna delle quali con svariati miliardi di stelle;  
2) dalla semplicità dei gas primordiali dell’idrogeno e dell’elio all’estremamente complessa organizzazione della vita, per la quale è necessario l’accordo di quattro composti biochimici quali le proteine, gli zuccheri, i grassi, gli acidi nucleici, a loro volta notevolmente complessi nella loro struttura fisico-chimica;  
3) dal primo organismo vivente unicellulare (cellula procariota, cioè senza nucleo), agli organismi superiori con trilioni di cellule eucariote (cioè dotate di nucleo);  
4) dai primi esemplari di Homo sapiens, alla civiltà umana fatta di scienza, tecnica, medicina, arte, letteratura, musica…  

Mancuso definisce una discontinuità come “il passaggio da uno stadio meno organizzato a uno stadio più organizzato dell’essere-energia, tale però da non essere prevedibile dalla condizione in cui l’essere-energia si trovava nello stadio precedente”.

Il passaggio da uno stadio meno organizzato a uno stadio più organizzato costituisce una discontinuità, secondo Mancuso, perché il ‘balzo’ non è prevedibile a priori. Ma da chi non prevedibile? Semplice, è l’uomo a non essere in grado di prevedere il balzo, o la discontinuità, non certo la Natura.  Insomma, come a solito, si assume la prospettiva antropocentrica che falsa i ragionamenti razionali sul Tutto.

Io, invece, non vedo alcuna discontinuità nell’evoluzione dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande, dai gas primordiali ai composti complessi che permettono la vita, dalla cellula unicellulare agli organismi superiori come l’uomo, dall’Homo sapiens all’uomo moderno. Non c’è assolutamente alcun salto, alcuna discontinuità, ma solo il procedere necessario, inesorabile, imperturbabile della Natura secondo leggi eterne.

Da una prospettiva ontologica, il fatto che l’uomo rimanga allibito di fronte a questi ‘balzi’ imprevedibili, non significa assolutamente niente.

MancusoLa logica che appare ai miei occhi è:  
– volta verso la vita, ma passando attraverso la morte; ovvero, incremento di ordine e di organizzazione ma attraverso disordine e caos;
– tale da produrre una sempre maggiore disponibilità di energia libera (ovvero spirito) rispetto all’energia solidificata come massa materiale.  
Se questo è lo scenario che emerge dal cammino cosmico e dalla logica immanente in esso, non è irragionevole, anzi è a favore della razionalità, ipotizzare che possa scaturire una quinta discontinuità, da intendersi come passaggio definitivo mediante la morte a quel livello dell’essere-energia pensabile come energia pura, senza cioè nessuna traduzione nella massa corporea, di cui la luce è la più concreta attestazione empirica che ci è data.
 
Se Dio esiste, del resto, è proprio così che va pensato dal punto di vista ontologico: come luce (ho Theòs phôs estin, «Dio è luce», i Giovanni 1,5) e come spirito (pneūma ho Theós, «Dio è spirito», Giovanni 4,24), cioè come essere-energia sussistente senza nessuna traduzione nella massa corporea («Deus non est corpus», ha sempre insegnato la grande teologia).  
Il fatto che alla quinta discontinuità si acceda mediante la morte è anch’esso in linea con la logica dell’universo, secondo la quale l’aumento della complessità si dà solo con il parallelo aumento del disordine.
Nel mondo aumenta il disordine e aumenta contestualmente anche l’ordine, questo è il grande mistero. Si tratta delle due verità, contrapposte, ma entrambe vere, in conformità a ciò che era stato scorto dal padre della meccanica quantistica, il fisico danese Niels Bohr: «Ci sono due tipi di verità: le verità semplici, dove gli opposti sono chiaramente assurdi, e le verità profonde, riconoscibili dal fatto che l’opposto è a sua volta una profonda verità».  
Tale struttura del mondo rimanda a una visione processuale dell’essere:
caos —> organizzazione —> caos —> organizzazione…
cioè emersione di livelli sempre più complessi ed evoluti, ma sempre attraverso il negativo.  Il processo del mondo è tale da generare aumento dell’informazione mediante aumento dell’entropia. L’aumento dell’informazione grazie alla diminuzione di energia ordinata (grazie all’aumento dell’entropia) è il dato complessivo che scaturisce a mio avviso da una riflessione sui risultati della ricerca scientifica.  
La medesima struttura che nel cosmo prevede aumento sia del disordine sia dell’ordine nello stesso tempo ma a livelli diversi dell’essere-energia si riproduce nella persona umana. Anche qui si dà un processo mediante cui nell’organismo corporeo aumenta l’entropia fino al sopraggiungere della morte, ma mediante cui è possibile anche un costante aumento dell’informazione al livello spirituale.   La teologia parla al riguardo di purificazione, libertà da sé, santificazione, divinizzazione: è il diventare bambini di cui parlava Gesù.
Un mistico dei nostri giorni, Arturo Paoli, nato nel 1912, interpreta molto bene questo processo di aumento dell’informazione spirituale dentro di lui parlando di semplificazione, riduzione al semplice. Un giorno gli ho sentito dire: «Non si chiede più nulla se non di ascoltare, di essere, di fare compagnia».   A tale ricchezza ontologica cui può condurre la vecchiaia si addicono le parole del Salmo 131 in cui il salmista si dice calmo e tranquillo, «come un bimbo svezzato sul seno di sua madre, così è tranquilla in me l’anima mia». Il senso della vita appare quello di ritornare bambini (Vito Mancuso, da “Obbedienza e libertà”).  

Cerco di interpretare con parole mie sperando di non aver frainteso il ragionamento di Mancuso.

Nel momento della morte, un flash di energia-libera, corrispondente alla ricchezza d’informazione della mente della persona morente, viene liberato dal corpo e assorbito nell’essere-energia dove rimane per l’eternità come una bolla di energia (blob) che mantiene viva la ‘personalità’ e ricordi individuali.

Si potrebbe dire che nel momento della morte avvenga una sorta di esplosione nucleare silenziosa con rilascio di energia a discapito della materia morta, distrutta. Bisogna subito ammettere che questo è un bel passo avanti rispetto agli insegnamenti tradizionali della religione essoterica. Ma è ragionevole quest’ipotesi? Questione di gusti. Per me non è per niente ragionevole:  è solo un altro miracolo o mistero spiegabile solo con la aiuto della fede …  non certo della razionalità. Prima però di discutere in dettaglio gli aspetti che non mi convincono nel ragionamento di Mancuso, cerchiamo di capire insieme cos’è l’essere-energia.

In ‘Io e Dio. Una guida dei perplessi’, Mancuso scrive: ‘E’innegabile che esista l’essere-energia […] dentro la quale tutti siamo venuti all’esistenza, verso la quale tutti camminiamo e nella quale tutti con la morte saremo assorbiti. Siamo emersi dall’essere-energia come da una sorgente […]  e in questa stessa sorgente, alla fine pensabile come porto, ritorneremo quando la nostra libertà non esisterà più. Questo è un semplice dato di fatto

A partire dal 1905, quando Einstein formulò la celebre equazione E=mc2 , sappiamo che tutto è energia, a volte è energia solidificata come materia, a volte è energia-libera. E’ chiaro allora che l’Essere o Natura è energia perché ogni massa m viene dall’energia E, e ritorna a E.

Non mi piace invece l’analogia della sorgente: ‘siamo emersi dall’essere-energia come da una sorgente […] e in questa stessa sorgente, alla fine pensabile come porto, ritorneremo’. Le cose non sgorgano dall’essere-energia come da una sorgente, perché le tutte le cose sono, esse stesse, parte dell’essere-energia. Le cose materiali, noi stessi, l’universo fisico, esistono come espressione dell’essenza dell’essere-energia così come la circonferenza, il raggio e il diametro esistono, necessariamente, come espressione dell’essenza del cerchio. Mentre lo sgorgare dell’acqua dalla sorgente implica lo scorrere del tempo, le proprietà del cerchio sono fuori del tempo, sono cioè valide per l’eternità.

L’essere-energia di Mancuso ha molte similitudini con la versione moderna della Sostanza spinoziana e con l’Ordine Implicato che il fisico quantistico David Bohm propone in connessione con l’universo fisico che noi conosciamo (Ordine Esplicato).

[…] le nostre nozioni comuni di spazio e tempo, insieme con quelle di particelle materiali esistenti separatamente nell’Ordine Esplicato, derivano come forme di proiezioni dell’ordine più profondo (Ordine Implicato) che non è ordine di spazio e tempo. (Bohm, Wholeness and the implicate order, 1980).

Mancuso dice che ciascun individuo umano è emerso dall’essere-energia come da una sorgente; il fisico quantistico Bohm dice che tutte le manifestazioni nello spaziotempo sono proiezioni del sottostante e nascosto Ordine Implicato; Spinoza dice che l’individuo umano è un “modo” di manifestarsi dell’unica Sostanza cioè Dio. Niente sgorga, niente viene creato.

Mancuso dice che in questa stessa sorgente, alla fine pensabile come porto, ognuno di noi ritornerà; Bohm parla di ‘olomovimento’, un incessante processo di ‘unfoldment’, cioè di dispiegamento, srotolamento, dell’ordine implicato, senza tempo, nell’universo fatto di spazio e tempo e di ‘enfoldment’ (avvolgimento, arrotolamento) dell’universo spaziotemporale nell’Ordine Implicato atemporale.

L’essere-energia è da intendere quindi come immanente alla natura, non esistente cioè oltre la natura, ma al suo interno.  E’ importante fare questa precisazione perché cioè implica che il ‘blob’ di energia-libera corrispondente all’anima individuale non ‘vive’ eternamente nell’aldilà, nel soprannaturale, ma aldiquà.

Precisato questo, torniamo alle difficoltà che io vedo nell’intuizione della ‘quinta discontinuità’.

Valore ontologico della morte individuale vs. Evoluzione della specie Homo sapiens

Che c’è di eccezionale nella morte di un uomo? Non vedo assolutamente come la morte individuale possa essere uno snodo fondamentale nella struttura dell’essere- energia. Anche in questo caso, Mancuso parte dalla presunzione ingiustificata che l’uomo sia il fine ultimo dell’universo ( […] per lui esiste la totalità della creazione. Catechismo). In fin dei conti la morte dell’uomo è qualcosa del tutto normale e naturale, perfettamente simile alla morte degli individui di ogni specie vivente.  Faccio notare che anche nel piccolo cervello della mia gattina Luna c’è un certo livello di ordine sotto forma di memorie, sensazioni, affetti. Anche l’energia ordinata nel cervello di Luna emergerà nell’essere-energia al momento della morte? (… spero di sì … sarebbe proprio bello che la mia gattina venisse a svegliarmi anche nell’aldilà, sempre alla stessa ora, leccandomi la punta del naso!)  Scherzo, ovviamente.

Se si considera poi che un livello superiore di realtà e di ordine è raggiunto, non dai singoli, ma dalla specie, allora appare evidente che la morte individuale ha valore, come la nascita, solo come snodo necessario e naturale all’evoluzione della specie Homo sapiens, come la morte della mia gattina Luna sarà funzionale all’evoluzione della specie Gatto bastardino veneto.  Al limite, quindi, sarebbe più logico affermare che, a liberarsi come energia-libera nell’essere-energia, è l’ordine e le informazioni del pool genetico della specie Homo sapiens e del Gatto bastardino veneto.  

Costante aumento dell’informazione al livello spirituale.  Costruzione dell’ordine mentale nella persona umana. 

Ho fatto una veloce ricerca per capire i rapporti fra l’entropia, ordine, informazione ed energia. L’entropia non è altro che il ‘grado di disordine’ di un sistema. Quindi, un aumento del ‘disordine’ di un sistema è associato a un aumento di entropia, mentre una diminuzione del ‘disordine’ è associata a una diminuzione di entropia. Ora il ‘postulato dell’entropia’ afferma che, in un sistema isolato, l’entropia non diminuisce mai, ma continua ad aumentare, e con esso il disordine del sistema, in un processo irreversibile. Per l’intero universo, concepito come sistema isolato, ciò significa che il principio di aumento dell’entropia totale porterà a uno stato in cui l’intero universo si troverà in condizioni di disordine massimo (morte termica).

Quindi, non è corretto dire, come fa Mancuso, che in natura c’è un processo del tipo caos —> organizzazione —> caos —> organizzazione. Al contrario, lasciata a se stessa, la natura è portata al massimo disordine proprio come accade in casa nostra dove, se non si riordina quotidianamente, ben presto si finisce sommersi dal disordine e dalla sporcizia.

Faccio l’esempio della mia scrivania. Qui, normalmente, ci sono lettere, foglietti memo, bollette, appunti, penne, matite e  libri sparsi in giro senza alcun criterio logico. La mia scrivania si può definire disordinata. Se non mi prendo la briga di dare una sistemata, il disordine e, quindi, l’entropia è destinata ad aumentare sempre più. Per fortuna, di tanto in tanto, mi decido di fare un po’ d’ordine organizzando le cose secondo un criterio logico e abbassando, di conseguenza, l’entropia della mia scrivania. Ma mettere in ordine richiede una certa quantità di lavoro e, quindi, di consumo di energia (del mio corpo). La mia attività fisica fa diminuire l’entropia della scrivania ma, nello stesso tempo, fa diminuire la quantità di energia totale disponibile. Non solo, il consumo di energia fa aumentare l’entropia totale dell’Universo. E’ possibile dimostrare scientificamente che l’aumento del disordine nell’universo a seguito del consumo di energia del mio corpo é sempre maggiore dell’aumento di ordine sulla mia scrivania.

Partendo da queste considerazioni, non capisco cosa Mancuso intenda dire quando scrive: “Nel mondo aumenta il disordine e aumenta contestualmente anche l’ordine, questo è il grande mistero”.  Effettivamente, se due verità opposte sono vere entrambe, ci troviamo di fronte a un bel mistero. Ma non è così perché aumento e diminuzione di entropia avvengono sì contestualmente, ma a livelli diversi. Per essere precisi si dovrebbe dire che a livello dell’universo il disordine aumenta, anche se, contestualmente, a livello della mia scrivania aumenta invece l’ordine.

Perché questa lunga digressione nella fisica? Perché Mancuso dice che ‘la medesima struttura che nel cosmo prevede aumento sia del disordine sia dell’ordine […] si riproduce nella persona umana’.

Vediamo allora cosa succede a livello della persona umana. A partire dalla nascita è indubbio che nel corpo umano ci sia in atto un processo di aumento dell’ordine.  Atomi, cellule, molecole, ecc.  si dispongono, nel tempo, secondo un ordine preciso. Nel sistema ‘corpo umano’, insomma, per un buon periodo della vita, c’è un aumento di ordine, di relazioni e informazioni e quindi una diminuzione di entropia ‘locale’. Nel cervello, in particolare, l’ordine si realizza mediante la configurazione di miliardi di sinapsi e neuroni secondo mappe neurali topograficamente localizzate. Per esempio, se oggi mi viene presentato Giuseppe, nel mio cervello è registrata, sotto forma di mappa neurale, una configurazione ordinata di neuroni e sinapsi che corrisponde all’immagine fisica di Giuseppe. Parallelamente, altre mappe neuronali sono create per registrare la prima impressione che il mio corpo ha avuto dall’interazione con il corpo di Giuseppe. La simpatia (o antipatia) che Giuseppe mi ha suscitato è registrata in altre mappe neurali interconnesse con la prima. Quindi informazione e ordine aumentano, l’entropia diminuisce.

La ricchezza d’informazioni della mente umana è dovuta all’ordinamento della materia, cioè di 100 miliardi di neuroni e di miliardi di miliardi di sinapsi. Quello che avviene è che ciascun neurone assume uno ‘stato’ ben preciso ON-OFF ed è relazionato, tramite percorsi sinaptici, ad altri neuroni in ‘pattern’ o ‘mappe neuronali’ che riflettono le informazioni registrate nella mente. Non esiste alcuno spirito o energia-libera: è solo la materia ordinata sotto forma di configurazioni particolari di neuroni e sinapsi che determina la ricchezza d’informazioni della mente umana.

Ora Mancuso dice: ‘non è irragionevole, anzi è a favore della razionalità [… ] un passaggio definitivo mediante la morte a quel livello dell’essere-energia pensabile come energia pura, senza cioè nessuna traduzione nella massa corporea’.

Questo vuol dire che la ricchezza d’informazioni, che durante la vita è determinata nella mente da precise relazioni materiali, nel momento della morte assume uno status ‘autonomo’: non c’è più alcun bisogno della materia per mantenere le relazioni e la ricchezza d’informazioni: è lo spirito, sotto forma di energia pura, che si divincola, con la morte, dalla vile materia ed emerge nell’essere-energia come puro ente autosufficiente con la stessa ricchezza d’interconnessioni e relazioni del cervello ormai ridotto in polvere.

Devo ammettere che l’immagine è molto bella e poetica oltre che in sintonia con il sentire comune. Secondo me, ci sono però alcune cose che niente hanno a che fare con la razionalità. Innanzitutto, l’intuizione di Mancuso presuppone che il momento della morte corrisponda al massimo ordine e ricchezza d’informazione nella mente di una persona.

Ma è proprio così? C’è nell’arco della vita di una persona un progressivo aumento di ordine, relazioni e informazioni che culmina nel momento della morte? E’ evidente che non è così. Leopardi nel ‘Dialogo della natura e di un islandese’, descrive il decadimento fisico e mentale con queste parole: ‘ […] il tempo amaro e lugubre della vecchiezza … preparato in lui (nell’uomo) di continuo … dal quinto suo lustro in là, con un tristissimo declinare e perdere senza sua colpa: in modo che appena un terzo della vita degli uomini è assegnato al fiorire, pochi istanti alla maturità e perfezione, tutto il rimanente allo scadere, e agl’incomodi che ne seguono’. Dopo cinque lustri (venticinque anni) comincia il tristissimo declinare. La moria di neuroni diviene imponente  (100 mila al giorno, circa uno al secondo) senza che l’organismo le sostituisca.  Per fortuna non c’è un corrispondente declino mentale: la capacità di creare nuove connessioni preserva, fino a un certo punto, le facoltà mentali acquisite. Quindi le relazioni cerebrali mantengono una certa ricchezza d’informazioni nella mente fino a quando anche la capacità di creare nuove connessioni è compromessa. A questo punto, il decadimento della memoria e della capacità d’ideazione segnano ‘lo scadere’ della qualità della mente umana.

Le informazioni si perdono, l’ordine diminuisce, l’entropia aumento. Qual è la ricchezza d’informazioni custodita nella mente di una persona che, avanti negli anni, affetto da demenza senile o malattia di Alzheimer, ha perso la memoria fino a non riconoscere i propri cari? E quando questa persona muore l’energia-libera che emerge nell’essere-energia corrisponderà allo stato deteriorato della sua mente?  Se l’intuizione di Mancuso fosse vera dovremmo sperare di morire tutti intorno ai 25 anni.

L’essere-energia ed eternità

Secondo me, il processo di emersione dall’essere-energia (come da una sorgente) e di ritorno (come in un porto, alla stessa sorgente) deve essere considerato dal punto di vista dell’essere-energia, cioè dal punto di vista dell’eternità.

Cos’è l’eternità. La Chiesa insegna che “la vita eterna inizierà dopo la morte” (Catechismo, 207). Questo principio definisce l’eternità come tempo di durata infinita (‘inizio’ e ‘dopo’ presuppongono lo scorrere lineare del tempo) . Insomma, il tempo, secondo questa prospettiva, scorre senza fine, all’infinito. Ma c’è un modo diverso di intendere l’eternità dove il tempo non scorre, anzi, non c’è proprio.

Con i nostri sensi noi possiamo cogliere molto bene lo scorrere del tempo, il divenire, il continuo e incessante mutamento e superamento del presente. Questo è un dato di fatto: nell’universo fatto di spazio e tempo che noi sperimentiamo il tempo scorre. Ma l’essere-energia ovvero l’Ordine Implicato non è soggetto al tempo perché fuori dal tempo. Secondo il fisico Bohm, l’Ordine Implicato è un’immensa onda di energia senza tempo dalla quale derivano, come forme di proiezioni, le cose materiali esistenti separatamente nel nostro universo. In pratica, tutte le cose del nostro universo, compreso il tempo e lo spazio, sono proiezioni del sottostante Ordine Implicato.

In questo senso è corretto dire che le cose materiali esistenti separatamente nel nostro universo (Ordine Esplicato), cioè le stelle, noi stessi, i nostri corpi e i nostri pensieri, la mia gattina Luna, non fioriscono, non sgorgano ma semplicemente SONO nell’eterno presente del Tutto. Nella visione ontologica del Tutto (Ordine Implicato + Ordine Esplicato) tutti gli eventi della mia vita e della vita di ciascuno di noi SONO simultaneamente nell’eterno presente. Lo scambio energetico tra cose materiali ed essere-energia che, secondo Mancuso, avverrebbe nel momento della morte, in realtà avverrebbe in ogni istante della nostra vita.

Importante notare che, alla conclusione che ‘tutto è per sempre’, si arriva anche partendo dalla Teoria della Relatività di Einstein.  Secondo la relatività della simultaneità non è possibile definire un ordine temporale ‘assoluto’ degli eventi, cioè che vada bene per tutti. Non esiste una struttura obiettiva e stabile del tempo. Passato, presente e futuro sono solo un’interpretazione del tempo generata dalla nostra umana coscienza.

Luigi Di Bianco

ldibianco45@gmail.com