Il SUDOKU come metafora della VITA

Nella griglia del Sudoku, iniziando a giocare, troviamo pochi numeri stampati in alcune caselle.

Nella metafora della vita, questi numeri possono essere assimilati a fattori, eventi e quant’altro della nostra vita che sono fuori del nostro controllo. Per esempio, il nostro patrimonio genetico, l’ambiente in cui siamo cresciuti, un evento che ci ha segnato in modo particolare. Come i numeri iniziali nella griglia del Sudoku ci appaiano disposti in modo casuale, così noi percepiamo come casuali i fattori condizionanti della nostra vita.

Per risolvere il Sudoku devo inserire i numeri rimanenti nelle caselle vuote.

Ogni numero che metto a matita nelle caselle deve essere scelto con un certo ragionamento. Per esempio, se ho messo il 9 nella prima casella in alto a sinistra è perché ho seguito un ragionamento logico, non l’ho certo messo a caso. Nella metafora della vita anche noi, nel decidere, mettiamo in atto il ragionamento, il pensiero, i sentimenti. Mettiamo che il 9 nella casella in alto a sinistra corrisponda alla mia ponderata e sofferta decisione di andare in pensione in una certa data.

Morale della metafora: come io nella casella in alto a sinistra non potevo mettere nessun numero che non fosse il 9, così io non avrei potuto non decidere di andare in pensione in quella data.

Per completare la griglia del Sudoku, nella casella in alto a sinistra ci va il 9 e nessun altro numero … per completare la griglia della mia vita, io dovevo andare in pensione in quella data e non in un’altra.

Lo stesso vale per tutti i numeri che ho aggiunto a matita nella griglia: sono tutti ineluttabilmente definiti a priori anche se, all’inizio del gioco, non sono in grado di fare alcuna previsione. Il 6 nella casella in basso a destra, per esempio, potrebbe corrispondere alla data sconosciuta della mia morte che ineluttabilmente è definita ben prima che io ne abbia conoscenza (iniziassi a risolvere il Sudoku).

Così è il “gioco” della vita: lottiamo, ragioniamo, ci facciamo trasportare dalle passioni ma alla fine le decisioni che prendiamo con il ‘libero arbitrio’ non possono essere che quelle che completano la griglia della vita.

A questo punto la domanda da porsi è questa: chi ha disegnato la griglia?

La risposta più ovvia è che è stato il buon Dio che, tra l’altro, nella sua onniscienza, conoscerebbe già a priori la soluzione delle griglie di tutti gli uomini. Ma io non credo al Dio Persona trascendentale che crea il cielo e la terra con un atto di volontà. Vedo però che tutte le cose del mondo sono governate da immutabili regole ben precise. Anche la mia nascita è avvenuta seguendo regole meccaniche ben precise di fisica, di chimica e quant’altro. Da dove vengono fuori queste regole? Secondo me da nessuna parte, ci sono perché sono parte integrante della natura stessa.

Se le leggi della natura sono immutabili, come sembra evidente, allora tutti gli eventi della nostro vita sono predeterminati come tutte le caselle vuote del Sudoku

Ma in tanti, rifacendosi al ‘Principio di Indeterminazione’ della Meccanica Quantistica, contestano il determinismo e pretendono che le cose del mondo avvengano per ‘caso’. Costoro però non hanno capito che il Principio di Indeterminazione dovrebbe essere chiamato ‘Principio di Incertezza’. Infatti lo stesso Heisenberg originariamente parla di uncertainty principle, cioè di principio d’incertezza e non d’indeterminazione.  Incertezza e indeterminatezza non sono la stessa cosa. L’incertezza è soggettiva nel senso che presuppone un soggetto, l’uomo, che può essere ‘certo’ o ‘non certo’ di qualcosa. L’indeterminatezza, invece, prescinde dal soggetto ed è una proprietà intrinseca dell’oggetto o dell’evento in esame.

Tornando alla metafora del Sudoku, il numero che deve comparire nella casella in basso a destra, secondo i sostenitori del “caso” non è predeterminato ma è definito casualmente. Per noi sostenitori del determinismo, quale numero vada in quella casella è “incerto”, anzi, assolutamente sconosciuto ma, anche se nascosto all’inizio, lì ci va un certo numero e non un altro.

Io come soggetto soggiaccio al principio di incertezza ma l’oggetto, se il mondo è regolato dalle leggi della natura, deve essere per forza predeterminato.

Ma è proprio la Meccanica Quantistica con l’esperimento della ‘doppia fenditura’ a mostrarci che anche a livello subatomico gli eventi seguono una struttura prestabilita.

Nell’esperimento, un fascio di elettroni viene ‘sparato’ contro uno schermo con due fenditure. Al di là dello schermo, sulla piastra di rilevamento, gli elettroni lasciano una traccia ben visibile del punto di impatto. Dopo avere ‘sparato’ un centinaia di migliaia di elettroni, sulla piastra di rilevamento troveremo la caratteristica figura di interferenza con bande chiare alternate a bande scure come nella figura.

Tornando alla metafora del Sudoku, la figura di interferenza finale corrisponde alla griglia del Sudoku completata con tutte le caselle riempite.

Invece di sparare un centinaio di migliaia di elettroni quasi contemporaneamente è possibile spararne uno al secondo. In questo modo è possibile vedere dove va sbattere il singolo elettrone. Dopo 5 secondi, dopo avere sparato 5 elettroni, facciamo una foto della piastra di rilevamento.

I punti d’impatto sembrano essere distribuiti in maniera casuale. Non solo, analizzando la sequenza dei cinque impatti sembra che non sia possibile in alcun modo prevedere dove impatterà il sesto. In pratica, il sapere dove sono arrivati gli elettroni già sparati non mi dice nulla su dove impatterà il prossimo. Tutto sembra avvenire in modo assolutamente casuale (nella nostra metafora i cinque segni di impatto corrispondono ai primi numeri scritti a matita nella griglia del Sudoku).

Il giorno dopo, quando sono stati sparati 140.000 elettroni, scatto la seconda foto: sulla lastra si è formata la classica figura d’interferenza!

I cinque elettroni sparati per primi sono ancora a lì e contribuiscono, nel loro piccolo, alla formazione della figura di interferenza finale. L’apparente ‘casuale’ traiettoria dell’elettrone contribuisce a formare una ben definita figura di interferenza. Non c’è dell’incredibile? Come fanno i singoli elettroni, ognuno dei quali raggiunge la lastra in un tempo diverso, a mettersi d’accordo per produrre la figura d’interferenza finale? Come fa il singolo elettrone a sapere qual è il suo posto nella figura d’interferenza?

Non è evidente che deve esserci una regola, un precetto, un metodo ben preciso che governa la traiettoria dei singoli elettroni? Il fatto che la fisica non sia in grado di capire quale traiettoria segue l’elettrone non significa che tutto avviene in modo casuale, significa solo che abbiamo, noi soggetti, un problema di conoscenza dell’oggetto, cioè della natura.

In fin dei conti, i singoli elettroni riempiono ineluttabilmente la griglia della figura di interferenza, come i numeri nascosti del Sudoku, ineluttabilmente riempiono la griglia del Sudoku.

Luigi Di Bianco

ldibianco45@gmail.com