
L’AFORISMA DI SCHOPENHAUER: “E’ certo che un uomo può fare ciò che vuole, ma non può volere che ciò che vuole”.
Stefano: Albert Einstein, nel suo “Come io vedo il mondo”, a proposito dell’aforisma di Schopenhauer, scrive: “mi ha vivamente impressionato fin dalla giovinezza. Nel turbine di avvenimenti e di prove imposte dalla durezza della vita, quelle parole sono sempre state per me un conforto e una sorgente inesauribile di tolleranza. Aver coscienza di ciò contribuisce ad addolcire il senso di responsabilità che facilmente ci mortifica e ci evita di prendere troppo sul serio noi come gli altri; si è condotti così a una concezione della vita che lascia un posto singolare all’humour”.
Arturo: Ma cosa vuol dire esattamente? Che il libero arbitrio non esiste? E che non abbiamo responsabilità delle nostre azioni?
Stefano: Sì, è proprio così.
Arturo: Non sono d’accordo. Sono io a decidere cosa fare o non fare, sono io che adesso ho deciso di alzare il braccio e toccarmi i capelli … come si fa a dire che non sono libero di fare quello che voglio? Io faccio sempre quello che voglio!
Stefano: E’ ovvio che tu fai quello che vuoi, ci mancherebbe altro. Schopenhauer lo dice chiaramente nella prima parte del suo aforisma. In ogni momento della giornata tu decidi, scegli di volere questo o quello.
Arturo: Allora mi dai ragione: il libero arbitrio esiste!
Stefano: No, perché, come dice Schopenhauer nella seconda parte dell’aforisma, tu non puoi volere che quello che vuoi.
Arturo: Cioè?
Stefano: Semplice, tu nel momento della decisione fai una scelta, una sola, quella che la tua mente, in quel momento, approva e impone per l’attuazione pratica. Penso che tu sia d’accordo con me che, arrivando ad un bivio con l’auto, tu non puoi decidere di andare sia destra sia a sinistra.
Arturo: Ovvio, ma questo mi convince ulteriormente del fatto che io decido con la mia volontà e con la mia libertà.
Stefano: Ecco, il problema sta tutto qui. Chi è l’io che decide, cos’è la volontà? Con poche parole come lo descrivi o definisci il tuo “Io”?
Arturo: “Io” sono il mio corpo, le mie gambe, le mie braccia, i miei organi sensoriali e soprattutto la mia testa ed il mio cervello con tutto quello che c’è dentro.
Stefano: Esatto. Per semplificare limitiamoci al cervello, è nel cervello che si forma quella che tu chiami volontà. Come la definisci la volontà?
Arturo: Questo è un po’ più difficile. Vediamo … è un lavorio interno al cervello tendente al raggiungimento, mediante la migliore scelta possibile, di un obiettivo.
Stefano: Perfetto, bellissima definizione. Hai niente in contrario se invece di “lavorio interno al cervello” parliamo di “processo decisionale”?
Arturo: Va bene.
Stefano: Sia nel “lavorio” sia nel “processo” sono coinvolti infatti il movimento e il tempo.
Arturo: Cosa c’entra adesso il movimento?
Stefano: Nel nostro cervello, il processo o lavorio come lo chiami tu si concretizza in un flusso di segnali elettrochimici che interconnettono miliardi di neuroni lungo trilioni di sinapsi e assoni. Il movimento di cui parlo è questo continuo scambio di segnali, quindi di informazioni, tra diverse parti del cervello.
Arturo: Stai descrivendo come funziona il cervello ma che c’entra questo con la mia libera decisione di toccarmi i capelli?
Stefano: Ci arrivo. Intanto, secondo te, quali sono le leggi che regolano questo movimento? Per esempio, in base a quali leggi un singolo neurone spara un segnale lungo l’assone verso altri neuroni?
Arturo: Non saprei, non sono un neurologo.
Stefano: Non occorre essere neurologo per capire che tutto il movimento avviene secondo le leggi di natura. Il neurone spara un segnale in uscita solo se si verificano determinate condizioni previste dalle leggi naturali.
Arturo: Va bene, questo l’ho capito … ma ancora non ho capito cosa c’entri questo con il libero arbitrio.
Stefano: Prima hai cercato di dimostrare il libero arbitrio con la decisione di toccarti i capelli. Se ci pensi bene questa tua decisione è il risultato finale di un veloce processo decisionale. Prima che tu decidessi di toccarti i capelli c’è stato nel tuo cervello una vera tempesta di segnali cerebrali che hanno generato come risultato finale la decisione. Non c’è dubbio, sei tu, o meglio il tuo cervello, a decidere di toccarti i capelli ma il processo decisionale o lavorio interno è determinato dalle leggi di natura e dalla concatenazione causa-effetto.
Arturo: Cosa vuol dire “determinato dalle leggi di natura”?
Stefano: Per esempio, come avviene che un segnale elettrico sparato da un neurone si trasforma in un segnale chimico nelle sinapsi? Secondo le leggi della natura.
Arturo: Questo è assurdo! Sono le leggi della natura ad avermi determinato a toccarmi i capelli!?
Stefano: Sì è così ma il quadro generale non è completo. Devi considerare le informazioni che il processo decisionale riceve in input. Dove le va a prendere queste informazioni?
Arturo: Ovviamente nel cervello.
Stefano: Esatto. In determinate aree cerebrali è memorizzata tutta la tua storia, le tue esperienze, i tuoi studi, la tua cultura, i convincimenti etico-morali, gli insegnamenti religiosi. Il processo cerebrale va a pescare le informazioni necessarie, le elabora secondo leggi naturali e, come output, produce l’effetto finale cioè la decisione.
Arturo: Comunque mi sembra di capire che la decisione è sempre l’espressione del mio “Io”, cioè della mia costituzione intellettuale, potrei dire della mia anima.
Stefano: Certamente, anche se eviterei di tirare in ballo l’anima. Qui stiamo parlando di configurazioni fisiche cerebrali, non di cose spirituali.
Arturo: Comunque, tornando al problema iniziale del libero arbitrio, sono ancora convinto che se la decisione è l’espressione del mio “Io” allora posso ancora parlare di libero arbitrio.
Stefano: Certamente tu esprimi nella decisione l’intima essenza del tuo ‘Io’ ma questa espressione non è libera ma determinata.
Arturo: Scusa, ma ancora non ti seguo.
Stefano: Prova a riflettere: il tuo ‘Io’, cioè la costituzione fisica ed elettrochimica del tuo cervello, è in continua evoluzione e trasformazione. A causa della sua plasticità la configurazione del tuo cervello non è mai com’era un secondo prima. Ora, la tua decisione è chiaramente espressione del tuo ‘Io’ ma, al tempo stesso, è determinata dallo stato del tuo cervello nel momento della decisione.
Arturo: Benissimo, sono d’accordo, ma allora io sono libero di cambiare una decisione e quindi lo stato elettro-chimico, come lo chiami tu, del mio ‘Io’ all’ultimo momento.
Stefano: No, non è così. Bisogna ancora considerare il tempo e la concatenazione casuale.
Arturo: … sempre più complicato …
Stefano: No, è tutto molto semplice. Basta partire dalla considerazione che il lavorio interno del cervello è un processo naturale regolato da leggi della natura. Ora, se questo è vero, il processo decisionale non è altro che una successione di eventi che avvengono nel tempo secondo una concatenazione causale che si estende nel passato anche remoto.
Arturo: Aspetta un attimo … cosa intendi per successione di eventi?
Stefano: Poi immaginare come evento l’attivazione di un singolo neurone del cervello. In questo senso, il tuo toccarti i capelli sarebbe il risultato di qualche miliardo di eventi che si sono verificati in successione nel tempo.
Arturo: …. e la concatenazione causale?
Stefano: In un processo naturale tutti gli eventi sono collegati dalla catena causa-effetto. In pratica ogni effetto nel presente deve avere una causa, almeno una, nel passato. E qui facciamo entrare in gioco il tempo e chiamiamo ‘t’ il tempo, l’istante della decisone. Ora, se ‘t’ è il presente, tutti gli eventi della catena di causa-effetto sono nel passato. Se ci pensi bene, nell’istante ‘t’ non puoi decidere liberamente perché le cause della scelta sono nel passato e non puoi più modificarle: una volta che il passato è passato non c’è più niente da fare.
Arturo: Mi sembra un ragionamento molto contorto.
Stefano: Invece è tutto molto semplice: se decido nel presente ma la causa della mia decisione è nel passato allora io non sono in controllo della causa, cioè non sono libero, nel momento della decisione.
Arturo: Non mi hai convinto ma dovrò ripensare a questa tua teoria per controbattere. Intanto, come la metti se mentre alzo il braccio cambio idea e invece di toccarmi i capelli mi tocco la punta del naso?
Stefano: Allora la tua decisione non è più all’istante ‘t’ ma all’istante ‘t+ 0,1 s.’. In quel decimo di secondo ci saranno stati migliaia di eventi concatenati che hanno determinato la decisione di toccarti il naso e non i capelli. Ma sia la decisione al tempo ‘t’ sia quella al tempo ‘t+ 0,1 s.’ non sono libere ma determinate da cause antecedenti.